3 marzo 2016
Ho letto il libro “The china study”. Molto Interessante
7 marzo 2016
19/20 Marzo, apre le porte la prima fiera della salute, dell’alimentazione e del benessere al Palaterme Montecatini Terme!
8 marzo 20016
Il ghiaccio per il mal di testa: il rimedio finisce su Radio Deejay
Il mal di testa si risolve posizionando un ghiacciolo avvolto in carta trasparente tra le gambe, per 10 minuti al giorno.
Questo il suggerimento di un osteopata ad una sua paziente intervenuta al telefono di Radio Deejay nella puntata de “Il Volo del Mattino” (ascolta l'audio), con un Fabio Volo incredulo e divertito alla notizia, a primo acchito del tutto balzana, ma sulla quale vale la pena tornare per spiegare il punto di vista di tale collega osteopata sul mal di testa e il suo legame con i cosiddetti bagni derivativi - conosciuti anche come “bagni genitali” – come è stato consigliato.
Sembrerebbe bizzarro, ma è una pratica questa che già nell'800 portava i suoi benefici. A scoprirla il medico tedesco Luis Kuhne, precursore della naturopatia che ha sperimentato per primo l'efficacia delle frizioni dell'addome e dei genitali per eliminare le scorie.
Per risolvere disturbi come il mal di testa, l'Osteopatia resta il mezzo più efficace (diversi sono i casi di pazienti che hanno risolto il loro problema - per approfondire clicca qui).
Ma per capire perché il metodo proposto può funzionare, si deve innanzitutto spiegare come funziona il flusso sanguigno: seguendo il ciclo scandito dalle giornate, il sangue affluisce maggiormente nella parte centrale del corpo di notte, quando siamo a riposo. Di giorno, in piena attività, la maggiore affluenza avviene in periferia e dunque negli arti superiori, inferiori e nella testa. I disturbi alla testa hanno cause diverse, tra queste può esserci l'elevata presenza di sangue nel cranio. Per questo il bagno derivativo pelvico come rimedio naturale al mal di testa: è necessario raffreddare la zona pelvica in modo che il sangue fluisca in questa zona per riscaldarla, decongestionando così la testa.
Ringraziamo Fabio Volo per aver dato spazio all'Osteopatia anche se in modo così ironico, distorcendo un po' il senso del messaggio del collega osteopata alla sua paziente sui bagni derivativi.
Ovviamente non si pensi al ghiacciolo “gelato”, ma a delle tavolette di ghiaccio o dei lavaggi pelvici freddi
27/04/2016
Prosegue in senato l’iter per il riconoscimento dell’Osteopatia.
10/06/2016
L’ospedale di Varese si avvale di 10 Osteopati per il trattamento dei neonati prematuri.
L’OMS Organizzazione Mondiale della Sanità
include l’Osteopatia tra le Medicine Complementari
Il WHO Traditional Medicine Strategy 2014-2023 rivaluta il documento WHO Traditional Medicine Strategy 2002–2005 e stabilisce il corso delle Medicine Tradizionali e Medicine Complementari (T&CM) nel prossimo decennio alla luce della crescente richiesta in tutto il mondo.
Tra le Medicine Complementari più richieste citate nel documento, c'è anche l'Osteopatia.
Agenzia delle Entrate
circolare N. 19/E
Roma 1° giugno 2012
Oggetto: IRPEF - Risposte ai quesiti
Le spese per trattamenti fisioterapici sono deducibili anche senza la richiesta medica
..tenuto conto delle precisazioni fornite dal Ministero della salute, si ritiene che possano essere ammesse alla detrazione d’imposta di cui all’articolo 15, comma 1, lettera c), del TUIR le spese sostenute per le prestazioni sanitarie rese alla persona dalle figure professionali elencate nel decreto ministeriale 29 marzo 2001, anche senza una specifica prescrizione medica. Ai fini della detrazione, dal documento di certificazione del corrispettivo rilasciato dal professionista sanitario dovranno risultare la relativa figura professionale e la descrizione della prestazione sanitaria resa.
Agenzia delle Entrate
Circolare N.11/E
Roma, 21 maggio 2014
Le spese per osteopatia sono deducibili se prestate da un laureato in fisioterapia
2.1 Detraibilità spese per osteopata
D. Si chiede se siano detraibili come spese mediche gli importi pagati per le prestazioni rese dall’osteopata.
R. Il Ministero della Salute, interpellato al riguardo, ha precisato che a tutt’oggi la figura dell’osteopata non è annoverabile fra le figure sanitarie riconosciute, il cui elenco è disponibile sul sito istituzionale del Ministero stesso. Il predetto Dicastero ha precisato, altresì, che, in attesa di un eventuale riconoscimento normativo, le attività che in altri Paesi sono svolte dall’osteopata afferiscono in Italia alle professioni sanitarie. In considerazione del parere fornito dal Ministero della Salute, si ritiene che le prestazioni rese dagli osteopati non consentano la fruizione della detrazione di cui all’art. 15, comma 1, lett. c), del TUIR, e che le spese per prestazioni di osteopatia, riconducibili alle competenze sanitarie previste per le professioni sanitarie riconosciute, sono detraibili se rese da iscritti a dette professioni sanitarie.
L’Osteopatia può essere utilizzata come prevenzione?
A volte i pazienti mi chiedono: “Ogni tanto vorrei tornare a fare un controllo come prevenzione: secondo lei faccio bene?”. La risposta potrebbe essere: “Se sta bene non ha bisogno di farsi controllare”.
Vediamo come definisce la salute l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità): "uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o infermità".
Ma le persone sanno capire quando stanno bene?
Ci sono pazienti che pur non avendo particolari dolori hanno una mobilità estremamente ridotta del collo o della colonna lombare e si sono adattati a tale situazione accettandola come “normale”. Ricordo un paziente che era venuto da me per un disturbo alla schiena al quale evidenziai una mobilità estremamente limitata del collo e gli chiesi come riuscisse a guidare l’automobile. La sua risposta fu “E’ così da tanto tempo e confido nella pazienza degli altri automobilisti”.
Ci sono poi quelli che convivono da anni con mal di testa, bruciore intestinale, stitichezza ritenendoli ormai parte della loro vita. Una paziente che soffriva da anni di colite ulcerosa mi riferii che quando non assumeva latticini la sua colite le dava molti meno disturbi, però non poteva fare a meno di mangiare latticini. Qui si apre un altro capitolo: Vogliamo veramente stare bene e/o ci sono delle dipendenze che ci fanno perdere la salute? Secondo me il compito dell’osteopata è anche quello di far notare alla persona che c’è qualcosa che non funziona.
Ritorniamo quindi al trattamento osteopatico:
al termine di un trattamento ogni osteopata dispensa consigli che spesso riguardano il tipo di attività fisica da svolgere e l’alimentazione. Quindi: se una persona dopo il trattamento osteopatico ha “risolto” il suo problema, svolge una adeguata attività fisica, si alimenta correttamente e magari ha risolto anche le cause di stress mentale, non dovrebbe più aver necessità di un supporto osteopatico. In teoria non dovrebbe averne bisogno, però: anche se uno svolge una attività fisica adatta alle sue capacità può sempre incorrere in imprevisti: es una leggera distorsione alla caviglia, un rapido cambiamento di temperatura esterna, una posizione obbligata mantenuta a lungo come accade nei lunghi viaggi o in alcune professioni, oppure un evento emotivo che lo colpisce, l’assunzione di un alimento non adatto; possono quindi essere tante le condizioni in grado di alterare il corpo e senza magari palesarsi in un sintomo (dolore, ) o in un segno (gonfiore, alterazione della mobilità di una articolazione). Il corpo ha grandi capacità di adattarsi agli eventi esterni ma alcune volte questi eventi lasciano una alterazione nella fisiologia della persona e può accadere che al prossimo evento anche non particolarmente eclatante, il corpo già in un precario equilibrio possa non essere in grado di ripristinare l’omeostasi (la condizione di corretto funzionamento) ed ecco la disfunzione con le sue conseguenze: dolore, gonfiore, alterazione del movimento.
Quindi riassumendo: una visita e/o un trattamento osteopatico a mio avviso può essere di aiuto come prevenzione, correggendo quelle alterazioni del corpo che pur evidenti alla mano dell’osteopata non sono ancora state causa di disfunzioni percepite dal paziente attraverso il dolore o altri segni o sintomi. Questo non toglie che per stare in salute è indispensabile fare attività fisica, mangiare correttamente e ridurre lo stress emotivo.
Menisco
In caso di lesione l’operazione rischia di essere inutile
Uno studio pubblicato sul British Medical Journal (luglio 2016) ha messo a confronto le condizioni del ginocchio di 140 persone che avevano subito una lesione del menisco: metà erano stati sottoposti a un’operazione chirurgica, con asportazione della parte lesionata, dopo la quale avevano ricevuto una lista di esercizi da praticare a casa loro; mentre l’altra metà non aveva subito l’operazione, ma soltanto seguito per tre mesi un programma di esercizi svolti sotto supervisione. Dopo due anni, tra le persone appartenenti ai due gruppi non si vedeva alcuna differenza, né dal punto di vista del dolore, né della qualità della vita. Non è il primo studio che suggerisce che operare in caso di lesioni al menisco non sia sempre necessario né consigliabile
AdnKronos Salute
Milano, 30 gen. 2017 (AdnKronos Salute) - Un italiano su 3 conosce l'osteopatia e uno su 5 si è rivolto a un osteopata: 10 milioni di connazionali, che in oltre un terzo dei casi si è rivolto a questa pratica su consiglio del proprio medico di famiglia o di uno specialista della salute. Il 70% di chi va dall'osteopata lo fa per cercare di alleviare dolori muscolo-scheletrici e il 90% si dichiara molto o abbastanza soddisfatto. A scattare l'istantanea è un'indagine realizzata per il Roi (Registro degli osteopati d'Italia) dall'Istituto di ricerca Eumetra Monterosa, su un campione rappresentativo della popolazione italiana over 18. La ricerca 'Gli italiani e l'osteopatia' è stata presentata oggi a Milano ed è "la prima indagine demoscopica che fotografa la diffusione e la conoscenza dell'osteopatia in Italia", sottolinea il Roi. "C'è sempre più osteopatia nella salute degli italiani", chiosa l'associazione nata nel 1989, con circa 2.500 osteopati iscritti.
"I dati di questa prima indagine sull'osteopatia in Italia - afferma Paola Sciomachen, presidente del Roi - devono essere uno stimolo fortissimo per portare a termine il percorso, già approvato dal Senato e fermo alla Camera, che nell'articolo 4 del Ddl Lorenzin prevede il riconoscimento dell'osteopatia come professione sanitaria. I dati dimostrano che l'osteopatia è scelta e apprezzata da milioni di cittadini come sistema di cura, ed è già una professione radicata che deve essere riconosciuta".
Una battaglia che sembra condivisa dagli abitanti della Penisola: interrogati sui fattori che potrebbero favorire il diffondersi dell'osteopatia - evidenzia il Roi - quasi metà italiani indica il riconoscimento ufficiale della professione, insieme alla copertura dei trattamenti da parte del Servizio sanitario nazionale (43%), alle detrazioni fiscali (21%) e alla copertura assicurativa delle cure (21%). "Condizioni che si potrebbero realizzare solo a seguito del riconoscimento e di cui oggi gli italiani non possono usufruire".
Come spesso accade in sanità, rileva ancora il Roi, il canale principale attraverso cui gli italiani scelgono un osteopata è il passaparola. "L'evidenza più interessante è però che più di un terzo degli italiani che si rivolgono a un osteopata lo fa su consiglio dei medici stessi. Questo risultato dimostra come l'osteopatia sia già nei fatti una professione integrata con le altre, in un sistema di cura che vede la salute del paziente al centro di un disegno che abbraccia e interessa più discipline".
Precisa Sciomachen: "Il Roi ha sempre sottolineato l'importanza di un'integrazione tra l'osteopatia e le altre professioni sanitarie, come già avviene quotidianamente nella pratica clinica. L'osteopatia è una professione autonoma, con un suo specifico approccio clinico al paziente e un proprio campo di intervento che riguarda la disfunzione somatica, di competenza esclusivamente osteopatica".
Dall'indagine emerge da un lato l'esigenza di maggiore chiarezza sui benefici delle cure osteopatiche (la chiede il 59% degli italiani), e dall'altro un interesse verso tutela e sicurezza: oltre l'80% dice di sentirsi più garantito se il professionista osteopata è iscritto a un'associazione. "In un Paese in cui 8 italiani su 10 soffrono di mal di schiena - conclude il Roi - la diffusione dell'osteopatia, che è particolarmente efficace sulla lombalgia come dimostrano le Linee guida sulla lombalgia pubblicate sul 'Jaoa' (Journal of American Osteopathic Association) nel 2010 e aggiornate nel 2016, rende necessaria e improrogabile la sua regolamentazione".
“Lo stress peggiora il Dna così i cattivi pensieri fanno invecchiare prima”
Attenti ai cattivi pensieri: ci fanno invecchiare più in fretta. Però, liberandoci da pessimismo e negatività possiamo cercare di prolungare il periodo d’oro della terza età, quello senza particolari malattie. In un articolo dal titolo esplicito (
I pensieri accelrano l’invecchiamento?)
pubblicato sul blog della prestigiosa TED Conference lo sostiene Elissa Epel, psichiatra e direttrice dell’Aging, Metabolism and Emotions Center alla University of California, già autrice, insieme a Elizabeth Blackburn, premio Nobel per la medicina, del saggio
La scienza che allunga la vita
(Mondadori).
Professoressa Epel, quali sono i pensieriche ci fanno invecchiare anzitempo?
«Quelli costantemente negativi. Chi è depresso tende a subire i danni della vecchiaia prima degli altri, perché le sue cellule invecchiano più precocemente. La “colpa” è dei telomeri: estremità protettive dei cromosomi, che si riducono a ogni divisione cellulare e, quando sono esauriti, impediscono alle cellule di dividersi ulteriormente, facendole invecchiare insieme agli organi. Abbiamo trovato che i depressi tendono ad avere i telomeri dei leucociti più corti rispetto agli altri: ciò indebolisce il loro sistema immunitario e predispone a una vecchiaia piena di acciacchi ».
Tatuaggi, il viaggio della nanoparticelle di inchiostro nel corpo fino ai linfonodi
SCIENZA
A fotografare il loro viaggio è stato un team di scienziati tedeschi e dell’Esrf, il Sincrotrone europeo di Grenoble (Francia), in uno studio pubblicato su Scientific Reports (Nature), che getta un’ombra su possibili rischi non ancora indagati
di F. Q. | 12 settembre 2017
Più informazioni su: Nature, Tatuaggio
Il ricordo di un momento importante, il nome di una persona amata, un messaggio o un simbolo con un significato o un valore affettivo speciale. Chi decora la propria pelle sa che il tatuaggio scelto resterà per sempre, ma ignora quanto tutto questo possa accadere nel profondo. I tattoo non restano inerti in un angolino della pelle: gli elementi che compongono l’inchiostro si staccano e migrano, viaggiano all’interno del corpo in forma di micro e nanoparticelle, fino ai linfonodi. A fotografare il loro viaggio è stato un team di scienziati tedeschi e dell’Esrf, il Sincrotrone europeo di Grenoble (Francia), in uno studio pubblicato su Scientific Reports (Nature), che getta un’ombra su possibili rischi non ancora indagati. È la prima volta, sottolineano i ricercatori, che vengono prodotte prove analitiche del trasporto di pigmenti organici e inorganici e di impurità di elementi tossici. Gli scienziati hanno anche proceduto alla caratterizzazione profonda dei pigmenti ex vivo nei tessuti tatuati. Chi si fa un tattoo, spiega Hiram Castillo, uno degli autori dello studio e scienziato dell’Esrf, “è spesso molto attento alla scelta di centri dove si utilizzano aghi sterili monouso, ma nessuno controlla la composizione chimica dei colori. Il nostro studio mostra che forse si dovrebbe”.
In realtà, osservano gli esperti, poco si sa sulle potenziali impurità delle miscele di colore applicate alla pelle. La maggior parte degli inchiostri da tatuaggio contengono pigmenti organici, ma includono anche conservanti e contaminanti come nichel, cromo, manganese o cobalto. Oltre al nero ‘carbon black’, il secondo ingrediente più comune utilizzato negli inchiostri per tattoo è il biossido di titanio (TiO2), un pigmento bianco normalmente applicato per creare alcune tonalità, mescolato con coloranti. Viene anche comunemente usato negli additivi alimentari, negli schermi solari, nelle vernici. La guarigione ritardata, insieme all’elevazione della pelle e al prurito, è spesso associata a tatuaggi bianchi, e all’effetto dell’uso di TiO2.
Gli scienziati dell’Esrf, dell’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi, della Ludwig-Maximilians University e del Physikalisch-Technische Bundesanstalt sono riusciti a ottenere un’immagine molto chiara sulla posizione del biossido di titanio una volta entrato nel tessuto. Questo lavoro è stato eseguito su due stazioni sperimentali, ID21 e ID16B, dell’Esrf. Finora i pericoli che potenzialmente derivano dai tatuaggi erano stati studiati solo con l’analisi chimica degli inchiostri e dei loro prodotti di degradazione in vitro. “Sapevamo già che i pigmenti viaggiano dai tatuaggi ai linfonodi per via delle prove visive: i linfonodi diventano colorati con il colore del tatuaggio – riferisce Bernhard Hesse, uno dei due primi autori dello studio – È la risposta del corpo per pulire il sito di ingresso del tattoo. Quello che non sapevamo è che migrano in una forma nano, il che implica che non possano avere lo stesso comportamento delle particelle a livello micro. È questo il problema: non sappiamo come reagiscono le nanoparticelle”. Le misurazioni con la tecnica della fluorescenza a raggi X hanno permesso al team di individuare il biossido di titanio in versione micro e nano sia nella pelle che nell’ambiente linfatico.
Osteopatia riduce lo stress: i risultati di una ricerca parmigiana
Uno studio pilota firmato da un osteopata e da due neurofisiologi italiani e ora pubblicato su un'importante rivista americana, dimostra come il trattamento manipolativo osteopatico sia efficace nel contrastare la risposta fisiologica allo stress.
13 settembre 2017
L'osteopatia ha effetti positivi sullo stress. Questo l'esito di una ricerca parmigiana pubblicata sul numero di settembre della rivista statunitense JAOA (Journal of the American Osteopathic Association) dall’osteopata Mauro Fornari e dai neurofisiologi Andrea Sgoifo e Luca Carnevali.
Si tratta di uno studio rivoluzionario nel suo genere: rispetto ad altre ricerche effettuate in passato, infatti, sono stati raccolti dati biologici che riescono a “misurare” il livello di stress degli individui e sono stati messi in relazione al trattamento manipolativo osteopatico. In questo modo, si è scoperto che l’osteopatia riduce l’aumento di una serie di parametri che si registra normalmente in condizioni di stress psicologico.
La ricerca – La ricerca è stata condotta all’interno del laboratorio “Stress Control” di CIO - Collegio Italiano Osteopatia di Parma e ha coinvolto 20 studenti universitari maschi dai 20 ai 30 anni.
Ai partecipanti è stato registrato l’elettrocardiogramma per il rilevamento della variabilità della frequenza cardiaca prima in condizioni di riposo e poi mentre venivano sollecitati per cinque minuti a risolvere calcoli matematici (evento stressante). Immediatamente dopo questo “stress matematico”, 10 studenti sono stati trattati osteopaticamente per venti minuti, mentre altri 10 hanno subìto un trattamento osteopatico fittizio della stessa durata e nelle stesse regioni corporee. Per tutta la durata della seduta sono stati anche prelevati campioni di saliva per la misurazione dei livelli di cortisolo (comunemente considerato “l’ormone dello stress”).
Mentre nel secondo gruppo (senza intervento osteopatico) il battito del cuore e il livello di cortisolo sono aumentati rispetto all’inizio della seduta, nel primo gruppo (con intervento osteopatico) gli stessi parametri biologici sono rimasti sostanzialmente inalterati. Non solo: il livello di cortisolo dei soggetti che hanno ricevuto un finto trattamento osteopatico ha subìto variazioni anche il giorno successivo alla seduta. Al contrario, gli studenti trattati osteopaticamente presentavano valori di concentrazione di questo ormone in linea con i giorni precedenti l’evento stressante. Ciò significa che il trattamento manipolativo osteopatico ha “bloccato” l'attivazione biologica (neurovegetativa e ormonale) di stress.
I risultati ottenuti suggeriscono dunque che l’osteopatia possa giocare un ruolo importante nel prevenire o attenuare gli effetti psicosomatici correlati allo stress.
«L’osteopatia è una disciplina che si occupa di prevenzione - spiega Mauro Fornari, osteopata e presidente CIO - e in quest’ottica l’equilibrio del sistema nervoso autonomo è fondamentale. Dal momento che esistono indicatori che mettono in relazione lo stress al sistema neurovegetativo, è nata l’idea di indagare se il trattamento osteopatico, tendendo all’equilibrio del sistema nervoso autonomo, avesse qualche effetto sui parametri biologici dello stress. Gli studi all’interno del laboratorio stanno proseguendo - continua - e nel prossimo futuro ci occuperemo in particolare di ipertensione e insonnia».
«Questo articolo - commenta Andrea Sgoifo, professore associato di Fisiologia all’Università di Parma - mi sembra un ottimo esempio di sinergia tra accademia e impresa, un’applicazione molto interessante delle competenze sviluppate in anni di ricerca pura in un laboratorio universitario. Abbiamo un kit affidabile di misure neuroendocrine, neurovegetative e comportamentali da utilizzare ‘sul campo’, per oggettivare il livello di stress in ambito lavorativo, familiare, scolastico. Tutto queste ha un potenziale applicativo enorme, tanto sociosanitario quanto legale. L’osteopatia, per parte sua, è un’opzione estremamente interessante, nella prospettiva della prevenzione e del trattamento dei disturbi legati allo stress».
Gli autori - Mauro Fornari è osteopata D.O, fondatore e presidente del CIO - Collegio Italiano Osteopatia di Parma e Bologna, scuola di alta formazione in osteopatia, centro clinico e sede di ricerca. E’ autore di diverse pubblicazioni in ambito osteopatico.
Andrea Sgoifo è professore associato di Fisiologia all’Università di Parma (Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale) e presidente del corso di Laura Magistrale in Biologia e Applicazioni Biomediche dello stesso ateneo. Membro del comitato scientifico di 30 riviste scientifiche internazionali, ha all’attivo più di 80 pubblicazioni scientifiche.
Luca Carnevali è ricercatore all’università di Parma - Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale. Ha pubblicato 31 articoli scientifici su riviste internazionali.
Il laboratorio - Il laboratorio “Stress control” nasce al CIO - Collegio Italiano di Osteopatia sull’esperienza e in collaborazione con il laboratorio di Fisiologia dello Stress - Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale dell’Università di Parma. Obiettivo è condurre ricerche sul tema dello stress in differenti ambiti. Il protocollo utilizzato all’interno del laboratorio può infatti trovare applicazione nella valutazione biologica oggettiva, per esempio, dello stress correlato al lavoro, al mobbing, al maltrattamento fisico e psicologico su donne o minori in ambito domestico e al bullismo.
Come si misura lo stress? - Il livello
di stress viene quantificato attraverso parametri ormonali, neurovegetativi e comportamentali. Nel primo caso, si prelevano nei soggetti campioni salivari per la misurazione del livello di cortisolo. Per valutare i parametri neurovegetativi, invece, i soggetti vengono sottoposti a elettrocardiogramma per la rilevazione dell’attività cardiaca. I parametri comportamentali sono invece analizzati sia attraverso test psicometrici, sia mediante analisi del comportamento non verbale.
Non solo sportivi occasionali: oggi sempre più società professionistiche si rivolgono agli osteopati per migliorare le fasi di recupero da traumi e infortuni dei propri tesserati. Dalla Lazio nel calcio al basket, dall’Aquila Rugby Club alla Nippo Vini Fantini De Rosa nel ciclismo, ormai in Italia sembra esserci un boom per questi esperti della manipolazione muscolare
L'Osteopatia fa bene a fido, lo spiega l'osteopata Martinelli su RAI 2
Martedì 22 Settembre 2015
Si torna a parlare di osteopatia animale in tv con l'osteopata Walter Martinelli, che dopo la partecipazione nella trasmissione di RAI 3 "Geo&Geo" nel 2013 è intervenuto su RAI 2 nella trasmissione "Cronache Animali" per spiegare come l'osteopatia possa essere utile anche per il benessere dei nostri amici animali.
Premiato al prestigio e merito professionale come esperto in osteopatia lo scorso 14 settembre 2015 dalla Scuola di Osteopatia "Still Osteopathic Institute" di Roma – di cui è cofondatore insieme a Giusva Gregori – Walter Martinelli è uno dei massimi esponenti didattici di osteopatia in ambito veterinario, insieme a Paolo Tozzi D.O., tra i primi osteopati esperti in osteopatia animale.
Nel 2011 sempre con Giusva Gregori ha dato il via alla prima scuola italiana di Osteopatia Animale, dove ancora oggi - dopo la fusione con la nota Scuola di Osteopatia C.R.O.M.O.N. da cui è conseguita la nascita dell'Istituto di Formazione in Osteopatia Animale EDUCAM - IFOA- Walter Martinelli ricopre un ruolo didattico importante insieme a Paolo Tozzi D.O. e al dott. Paolo Zavarella D.O., i quali hanno organizzato con enorme successo il Primo Congresso Mondiale di Osteopatia in ambito Veterinario.
Il suo nome, già presente su riviste note e in altre esperienze di prestigio come la Clinica Mobile del Prof. Costa, quest'anno è stato protagonista nelle prime pagine delle maggiori testate giornalistiche sportive e del calciomercato italiano, per via del passaggio contrattuale dalla Società Sportiva Lazio (S.S. Lazio) all'Associazione Sportiva Roma (A.S. Roma), dove oggi copre l'incarico di Osteopata della prima squadra, raggiungendo le più alte vette del prestigio professionale, dando all'osteopatia una visibilità mediatica mai vista prima sul territorio nazionale.
Molto importanti le parole di Martinelli dette in una delle interviste a lui fatte sul settore dell'osteopatia in ambito veterinario: "Proporre al settore del benessere animale, personale competente, qualificato e certificato in grado di poter svolgere l'attività professionale, secondo i principi fondativi dell'osteopatia e i modelli applicativi dell'OMT in ambito animale, nel rispetto e a complemento dei Professionisti Sanitari e del Benessere Animale operanti in Italia ed all'Estero, è fondamentale. L'Esperto in osteopatia animale è un'attività in via di forte espansione e richiesta e soprattutto copre un settore di ampio respiro lavorativo che permette di inserirsi attivamente in centri cinofili, di agility dog, sportivi, di recupero fauna, maneggi ed in più avere collaborazioni dirette con medici veterinari e altri professionisti del settore".
Ipnosi e trattamento manipolativo osteopatico per i disturbi visivi durante la gravidanza: un rapporto di caso.
Russo G, et al. Adv Mind Body Med. 2017 Estate.
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Astratto
Contesto • La gravidanza causa alterazioni fisiologiche al sistema visivo, in particolare in relazione alla vascolarizzazione della retina, con conseguente aumento della pressione intraoculare e al liquido lacrimale, con conseguente secchezza oculare, che entrambi possono portare ad una riduzione dell'acuità visiva. Numerose relazioni di casi si riferiscono all'impiego del trattamento ipnotico nei casi di miopia, ma la letteratura non segnalerà alcun caso di postpartum visivo di acuità ridotto che è stato trattato con ipnosi. Obiettivo • Per le donne con disturbi visivi che erano comparsi durante la gravidanza o erano preesistenti, lo studio ha inteso valutare i benefici del trattamento del diaframma mediante ipnoterapia e osteopatia per modificare la pressione intracorporea e ripristinare la funzione visiva delle donne. Design • Il team di ricerca ha eseguito un caso di studio. Impostazione • L'impostazione era una clinica osteopatica privata. Partecipante • Il partecipante era una donna di 35 anni che manca l'acuità visiva post-partum. Intervento • Lo studio è avvenuto durante un periodo di 1 d. Il partecipante prima ha partecipato a una sessione di ipnoterapia, il primo intervento, e poi ha partecipato a una sessione osteopatica, il secondo intervento. Misure di uscita • Per la prima valutazione della funzione visiva alla base, sono stati eseguiti 3 test: (1) un test di acuità visiva; (2) un test di copertura per la visione a distanza e distanza; e (3) un test per la convergenza di punti vicini. La valutazione delle funzioni visive (tutte e tre le prove) si è verificata dopo i due tipi di trattamento (T1, T2). Infine, una valutazione di funzione visiva (tutti e tre i test) si è verificata in una sessione di follow-up 1 mo dopo la fine del trattamento (T3). Risultati • L'intervento ha prodotto un significativo miglioramento dell'acuità visiva, grazie all'approccio multidisciplinare del trattamento con ipnoterapia e osteopatia e ha raggiunto un risultato mantenuto nel medio termine. Conclusioni • L'ipnosi e l'osteopatia hanno prodotto un significativo miglioramento dell'acuità visiva e il risultato è stato mantenuto nel medio termine. Sono necessari ulteriori studi per verificare l'efficacia dei due trattamenti.
PMID 28987037 [PubMed in corso]
Hypnosis and Osteopathic Manipulative Treatment for Visual Disorders During Pregnancy: A Case Report.
Russo G, et al. Adv Mind Body Med. 2017 Summer.
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Abstract
Context • Pregnancy causes physiological alterations to the visual system, particularly in relation to retinal vascularization, with a consequent increase of intraocular pressure, and to the lacrimal fluid, with a consequent ocular dryness, which both can lead to a reduction in visual acuity. Numerous case reports refer to the employment of hypnotic treatment in cases of myopia, but the literature does not report any case of decreased visual acuity postpartum that was treated with hypnosis. Objective • For women with visual disorders that had appeared during pregnancy or were preexisting, the study intended to evaluate the benefits of treatment of the diaphragm by hypnotherapy and osteopathy to modify intracorporeal pressure and restore the women's visual function. Design • The research team performed a case study. Setting • The setting was a private osteopathic clinic. Participant • The participant was a 35-y-old woman lacking visual acuity postpartum. Intervention • The study took place during a period of 1 d. The participant first took part in a hypnotherapy session, the first intervention, and then participated in an osteopathic session, the second intervention. Outcome Measures • For the first evaluation of visual function at baseline, 3 tests were performed: (1) a visual acuity test; (2) a cover test for near and distance vision; and (3) a test for near point convergence. The visual function evaluation (all 3 tests) occurred after the 2 types of treatment (T1, T2). Finally, a visual function evaluation (all 3 tests) occurred at a follow-up session 1 mo after the end of treatment (T3). Results • The intervention produced a significant improvement in visual acuity, due to the multidisciplinary approach of treatment with hypnotherapy and osteopathy, and achieved a result that was maintained in the medium term. Conclusions • Hypnosis and osteopathy produced a significant improvement in visual acuity and the result was maintained in the medium term. Further studies are needed to verify the efficacy of the 2 treatments.
PMID 28987037 [PubMed - in process]
2 Novembre 2017
Chirurgia e osteopatia durante il congresso Fascial Crossroads
Si è concluso da poco il Congresso Internazionale Fascial Crossroads che ha visto confrontarsi a Roma un élite di esperti sulla terapia manuale. Il Congresso Fascial Crossroads è stato ideato dal Barral Institute Italia, grazie alla spina di Roberto Bonanzinga. Tra gli invitati Lorenzo Genitori e Tommaso Ferroni, neurochirurgo e osteopata della Scuola Italiana di Osteopatia Pediatrica.
“Fascial Crossroads ha realizzato un progetto di cui tutti facciamo parte: incrociare le competenze per il fine ultimo del sostegno alla salute. Grazie a tutti voi per averlo reso possibile” con questa parole di Roberto Bonanzinga troviamo il senso e l’importanza che il Congresso ha avuto per molti osteopati e sostenitori della salute nel panorama italiano.
Un momento importante di condivisione ma soprattutto di confronto per molti specialisti che in quei giorni hanno potuto imparare a conoscersi e a scambiarsi idee e opinioni.
Tra di esse uno dei più amati professori della Scuola Italiana di Osteopatia Pediatrica, il neurochirurgo Lorenzo Genitori, che in più di un’occasione ha accolto gli studenti in sala operatoria per farli assistere e soprattutto per condividere la sua immensa esperienza: “Noi non conoscevamo l’osteopatia ed è stata la curiosità scientifica che ci ha portato ad aprirci a questa alternativa, andando poi a scoprirne gli effetti in quanto siamo poi tutti diventati pazienti degli osteopati!” ha dichiarato con un sorriso Lorenzo Genitori “La filosofia del trattamento dei disturbi della dinamica liquorale è il timing: i disturbi vanno intercettati.
Dobbiamo prevenire ed eventualmente riparare” ha inoltre spiegato alla platea presente il famoso Neurochirurgo pediatrico, che durante il congresso ha mostrato alcune foto pre e post procedure endoscopiche senza protesi.”;eccesso di confidenza è quello che crea complicanze.
Bisogna imparare a essere il più multidisciplinare possibile ed in quest’ottica il ruolo degli osteopati nel percorso di cura è importantissimo “Ho conosciuto il dott. Genitori alcuni anni fa presso l’ospedale Meyer di Firenze ed è partita una collaborazione che nel tempo si è ingrandita creando una sinergia che ha portato gli osteopati a poter collaborare con vari reparti dell’ospedale fiorentino” ha spiegato l’osteopata Tommaso Ferroni “Nel 2011 è stato creato il primo ambulatorio di osteopatia e credo ancora unico nel nostro paese in regime di convenzione. Negli anni inoltre è stata portata avanti una ricerca scientifica che ci ha permesso di poter confrontarci e di portare avanti uno studio con una casistica riguardante oltre 800 bambini. Si tratta di uno studio triennale che è stato reso possibile dal sostegno di Cariparma” ha dichiarato Tommaso Ferroni, che ha inoltre annunciato la pubblicazione della ricerca per il 30 novembre di quest’anno.
Una pubblicazione che è il preludio di un nuovo slancio della ricerca osteopatica presso l’ospedale Meyer grazie alla SIOP, con due nuovi studi in corso d’opera.
“La nostra collaborazione nasce da un input osteopatico, noi neurochirurghi non conoscevamo assolutamente questa materia” ha aggiunto Lorenzo Genitori “Fin da subito abbiamo iniziato un percorso scientifico verificando i risultati. Validando i risultati dell’approccio osteopatico, iniziando dalla valutazione del dolore post operatorio, con un secondo punto sul carico farmacologico, con un ultimo punto riguardante sulla qualità della vita percepita dalla famiglia”. Tra le ricerche in corso d’opera nata dalla collaborazione tra osteopati e neurochirurghi vede inoltre in corso d’opera una ricerca sulla craniostenosi:
“La nuova ricerca sulle craniostenosi è basata sul fatto che nel nostro istituto le craniostenosi sono trattate in maniera mini invasiva” ha spiegato il prof. Genitori “Questo porta ad una diminuzione dei tempi di ospedalizzazione, delle perdite ematiche e delle complicanze. L’approccio osteopatico dopo l’intervento chirurgico aiuta ad ottenere il miglior risultato estetico e funzionale”
Luglio 2018
Agosto 2018
Da un articolo scientifico, pubblicato quest'anno sul Journal of Oncology. Ha collegato l'attività del nervo vago con la prognosi del cancro.
Perché questo è importante?
Ha esaminato 12 studi scientifici, che hanno coinvolto 1822 pazienti, e ha suggerito un collegamento tra l'attività del nervo vago alto e una migliore prognosi del cancro. L'effetto, scrivono gli autori, era molto probabilmente dovuto ad un effetto anti-infiammatorio creato dal nervo vago.
Ho riassunto i principali risultati del documento qui sotto.
Gli autori hanno sottolineato che tre principali fattori biologici contribuiscono all'insorgenza e alla progressione dei tumori. Questi sono: lo stress ossidativo (radicali liberi), l'infiammazione e l'eccessiva attività [nervosa] simpatica (stress).
Sorprendentemente, il nervo vago sembra inibire tutti e tre.
Molti degli studi hanno misurato la variabilità della frequenza cardiaca (HRV), che è l'indice principale dell'attività del nervo vago. In breve, quando inspiriamo, la frequenza cardiaca si accelera un po', solo per rallentare di nuovo quando espiriamo. Il nervo vago è responsabile del rallentamento, e quindi la differenza tra questo aumento e diminuzione (alta e bassa) della frequenza cardiaca - variabilità della frequenza cardiaca (HRV) - è considerata un indicatore dell'attività del nervo vago.
In generale, l’articolo ha rilevato che più alta è l'HRV di una persona, o l'attività del nervo vago (noto anche come tono vagale), più lenta è la progressione del cancro, e questo era vero per tutti i tumori studiati. L'effetto è stato particolarmente pronunciato nei tumori metastatici in fase avanzata.
Gli autori hanno suggerito che nelle prime fasi del cancro, il trattamento che una persona riceve è il fattore positivo schiacciante e in tal modo annulla gli effetti osservabili del nervo vago, ma negli stadi successivi, quando i trattamenti sono spesso meno efficaci, i meccanismi del nervo vago sono lontani più apparente e il nervo vago diventa il principale fattore determinante.
Tanto che, in effetti, gli autori hanno scoperto che il tempo di sopravvivenza in pazienti con alta HRV (o attività del nervo vago) era 4 volte maggiore rispetto a pazienti con bassa HRV (o attività del nervo vago).
L'effetto del nervo vago sull'infiammazione è stato suggerito come il fattore principale. È noto come "riflesso infiammatorio". Il nervo vago fondamentalmente spegne l'infiammazione a livello genetico abbattendo un gene che produce TNF-alfa (fattore di necrosi tumorale), che è una proteina infiammatoria nel corpo che scatena una cascata di infiammazione. Pertanto, il nervo vago può controllare efficacemente l'infiammazione in questo modo. Pertanto, l'attività del nervo vago superiore di solito significa infiammazione inferiore.
In uno studio su pazienti con carcinoma pancreatico avanzato, ad esempio, i pazienti con alta HRV (o attività del nervo vago) sono sopravvissuti più a lungo e avevano livelli di infiammazione più bassi rispetto ai pazienti con bassa HRV (attività del nervo vago).
Gli autori dello studio hanno scritto che il nervo vago "può modulare la progressione del cancro inibendo l'infiammazione".
Lo studio ha anche dimostrato che i marcatori tumorali in altri tumori (come il PSA - antigene prostatico specifico - per esempio) erano anche più bassi nei pazienti con più alta attività del nervo vago.
Quindi, la domanda è: possiamo aumentare l'attività del nostro nervo vago?
La risposta è si.
Ci sono alcuni modi, infatti, che includono:
-esercizio
-meditazione
-yoga
-pratica della compassione
Gli studi hanno dimostrato un legame tra la compassione e l'attività del nervo vago, un'idea inizialmente avanzata da Stephen Porges, un professore dell'Università della Carolina del Nord a Chapel Hill, e ora ampiamente noto come teoria polivagale.
Ad esempio, è stato dimostrato che l'attività del nervo vago aumenta con la pratica regolare di una meditazione di compassione (la meditazione del metta bhavana del buddista o meditazione "amorevolezza"). Qui, coltiviamo costantemente un sentimento di gentilezza e compassione per noi stessi e gli altri.
La stessa meditazione ha anche dimostrato di abbassare la risposta infiammatoria di una persona allo stress, presumibilmente attraverso l'aumento dell'attività del nervo vago.
Quindi, sì, possiamo aumentare il tono vagale!
Certamente, esercitarsi, meditare, fare yoga o essere una brava persona non significa che una persona sarà immune al cancro. Sappiamo tutti che non è vero. Ma potrebbe significare che ci offrono un grado di protezione, forse riducendo l'impatto di alcuni dei fattori che causano il cancro.